L' industria discografica e' in crisi? e se lo e', la colpa e' di Napster?
Alla prima domanda si puo' dare una risposta sensata perche' le
multinazionali del disco sono societa' quotate e devono presentare dei bilanci;
ebbene NO, non sono in un periodo particolarmente difficile (l' Italia e' un
discorso a parte), piuttosto stanno perdendo la loro centralita' (o forse l'
hanno gia' persa); ormai sono ridotte ed essere un brand minore di societa' che
le usano per insonorizzare le loro attivita' principali; per fare un' esempio,
il giro di affari della Sony-Music e' insignificante rispetto a quello del settore
Cinema-Video a cui i primi possono fornire per esempio le colonne
sonore; a sua volta il cinema e' ormai secondario rispetto alle consoles (potete
immaginare a quale ci riferiamo) e ai prodotti di elettronica che magari usano i
files scaricati con Napster...
In Italia, venendo sostanzialmenta a mancare le 3 componenti industriali
citate sopra poi, la discografia, e' sostanzialmente un servizio di out-sourcing
di radio e televisioni essendo il fatturato dell' intera discografia italiana
nell' ordine delle centinaia di miliardi e dunque trascurabile rispetto a quello
delle imprese editoriali (che peraltro, spesso, oltre a stabilire i successi
stagionali, ne sono sempre piu' spesso co-produttori).
E' difficile pensare che tutta questa industria sia stata messa in crisi in
cosi' poco tempo da un programma; rimane il fatto che in Italia, dove la
diffusione di Internet e' piuttosto recente a livello popolare, una delle piu'
grandi catene multi-mediali ha aperto all' inizio dell' anno un suo punto
vendita in centro a Milano dove e' stato "cancellata" la sezione CD;
evidentemente quando erano state fatte le proiezioni a lungo termine...
Bisogna inoltre ricordare che l' industria discografica ha sempre favorito
qualche canale di distribuziobne gratuita dei propri prodotti a livello
promozionale; dalle radio alle televisioni, al satellite (oggi, anche se nessuno
ne parla, e' possibile "downloadare" canzoni con qualita' molto
superiore degli usuali MP3 da uno dei canali radio tematici).
Tutto questo discorso per vanificare i sondaggi che vengono fatti
regolarmente per stabilire se gli utenti di Napster comprano + o - dischi
rispetto a prima, rispetto ai loro coetanei ecc.; personalmente, non credo
neppure che il prezzo sia la discriminante (non vedo perche' un disco dovrebbe
costare molto meno di una serata in discoteca, per esempio); piuttosto (e qui
sto parlando dell' Italia) si e' puntato tutto su un target (i teen-agers) che
non puo' (e soprattutto non vuole) investire tutto in CD, mentre altri settori,
che fanno la fortuna, per esempio, della discografia tedesca, non vengono
minimamemente sollecitati e cosi' si riducono a comprare tutti la raccolta dei
Beatles e il disco di Celentano; hanno sbagliato e hanno pagato i loro errori
venendo TUTTI acquisiti da societa' estere, per cui, da ora in poi dobbiamo
aspettarci di esportatere sempre piu' musica "all' italiana" e di
trovare sempre meno musica "italiana" di qualita'
Ci sono altre componenti in questo discorso: sulla prima, la SIAE (il caso
italiano e' particolarmente esplicativo), preferiamo, non indugiare, citando
soltanto, per mostrarne la lungimiranza, la legge, da essa fortemente voluta,
che vorrebbe apporre il bollino su ogni supporto; e se i files sono sull' hard-disk?
I musicisti hanno delle opinioni sostanzialmente diverse rispetto a Napster
(ma il discorso e' precedente, risale alla creazione dell' MP3); si va da quelli
che ne hanno fatto una battaglia personale (vd. Metallica, ma il 90% di quelli
famosi la pensa allo stesso modo pur preferendo non essere molto visibile) a quelli che non
hanno nulla da ridire al proposito (gli Offspring sono stati bloccati dalla casa
discografica prima che mettessero on-line il nuovo disco, come se questo potesse
cambiare le cose) a quelli che addirittura si oppongono alla propria major
quando questa cerca di ostacolare Napster (i Rage Against The Machine,
protagonisti involontari di un mini-programma messo all' interno di loro canzoni
che una volta scaricato inibisce l' accesso all' utente, o almeno cosi'
dovrebbe...).
Partendo dall' assunto che il lavoro deve essere remunerato, e che i
best-sellers permettono di produrre i prodotti sconosciuti, non possiamo non
verificare che:
1) il costo industriale del CD e' inferiore di quello del vinile mentre il costo
finale e' superiore
2) sul costo del CD influiscono sempre meno i costi di produzione e sempre di
piu' i costi dei contratti miliardari fatti alle stars
3) il costo di un CD, una volta ripubblicato, o sminuzzato all' interno delle
compilations dovrebbe essere notevolmente inferiore ad uno nuovo, venendo a
mancare i costi di studio, ma cosi' non e'
Ergo, non piangeremo se il chitarrista dei Metallica non potra'
allargare la piscina della sua villa a Beverly-Hills.
Magari penseremo a qualche metodo per permettere ai gruppi meno popolari per
farsi conoscere; una volta c'erano le cassette copiate (gli stessi Metallica,
all' inizio di carriera promuovevano questo modo per fare girare il loro nome)
ora c'e' internet; Napster (non disquisiamo se per interesse o per convinzione)
questo compito lo svolgeva.